Sbiancamento dentale, come funziona e perché affidarsi ad un professionista
Uno dei trattamenti di estetica dentale più richiesto è sicuramente lo sbiancamento dentale, ma cos’è esattamente questa procedura? E che differenze ci sono tra sbiancamento professionale e casalingo?
In genere sotto questo termine rientrano tutti quegli interventi finalizzati a rendere i denti bianchi. Alcuni possono essere più efficaci di altri, ma prima di analizzare i principali è necessario chiarire cosa sia esattamente lo sbiancamento dentale e se esistano eventuali controindicazioni.
È importante ricordare che i denti perdono naturalmente il loro colore naturale, magari a causa del fumo, di cibi e bevande acide, o anche col semplice passare del tempo. Di conseguenza non solo è normale sottoporsi ad una seduta di sbiancamento dentale, ma si consiglia di eseguirne almeno una all’anno.
Vediamo quindi di capire più nel dettaglio cosa si intende per sbiancamento dentale.
Sbiancamento dentale: cos’è
Lo sbiancamento dentale è uno dei trattamenti di estetica dentale più diffuso. Di norma ci si sottopone a questo trattamento per rimuovere le macchie dei denti, contrastarne lo scolorimento, dovuto al tempo o ad agenti esterni, e restituire allo smalto la sua luminosità. Un bel sorriso e i denti bianchi sono sicuramente indice di una corretta salute orale. Non solo. contribuiscono anche ad avere un aspetto curato e a sentirsi sicuri di sé.
Ma lo sbiancamento dentale e la pulizia dei denti sono la stessa cosa?
Spesso si tende a confondere queste due procedure, ma è importante fare una distinzione. Nel primo caso facciamo riferimento ad un trattamento che ha lo scopo di rendere i denti più bianchi, mentre la pulizia dei denti rimuove la placca batterica e il tartaro, che normalmente si depositano sui denti. Tuttavia in entrambi i casi si tratta di soluzioni non definitive, in quanto per mantenere il risultato sarà necessario ripetere il trattamento.
Perché i denti non rimangono bianchi?
Le cause della perdita di colore dei denti sono svariate. Fumare, consumare cibo o bevande gasate, una scarsa igiene orale o malattie specifiche dello smalto possono spegnere la brillantezza della dentatura.
In generale, anche con una corretta igiene orale, i denti hanno una naturale tendenza ad ingiallire, dovuta ovviamente al passare del tempo. In ogni caso le alterazioni cromatiche, che possono essere superficiali o più gravi e profonde, possono essere regolate da uno sbiancamento e una pulizia dei denti.
Ricordiamo poi che, anche se la pulizia non incide direttamente sul colore dei denti, è ugualmente importante. Bisogna considerare che la placca non rimossa, depositandosi, può trasformarsi in tartaro, il quale contribuisce a scurire lo smalto dei denti.
Proprio in questi casi si rende necessario uno sbiancamento dentale, così da contrastare l’ingiallimento e la perdita di colore e restituire un sorriso luminoso al paziente.
Tipologie di sbiancamento dentale
Come abbiamo anticipato esistono diverse tipologie di sbiancamento dentale, ognuna con caratteristiche e strumentazioni differenti.
In particolare si possono distinguere:
- Sbiancamento meccanico: quando è previsto l’utilizzo di strumenti
- Sbiancamento chimico: quando vengono utilizzate sostanze e agenti decoloranti
A prescindere dalla modalità impiegata nel trattamento, di norma lo sbiancamento dei denti può essere sostanzialmente di due tipi: professionale o domiciliare. Chiaramente i trattamenti professionali sono svolti da specialisti, in grado di seguire le procedure più moderne e sicure, per ottenere il miglior risultato per il paziente. Al contrario i trattamenti domiciliari, come kit o prodotti sbiancanti, pur essendo più economici offrono soluzioni solo temporanee e che non sempre danno i risultati sperati. Per questo motivo è sempre meglio affidarsi ad uno specialista esperto e preparato.
I trattamenti professionali
Quando si parla di sbiancamento dentale professionale si fa riferimento ad una serie di pratiche e trattamenti finalizzati a rendere la dentatura più bianca e cromaticamente omogenea. Di norma, prima di procedere con lo sbiancamento, lo specialista esegue una visita e una pulizia dei denti, così da rimuovere tartaro, placca e massimizzare i risultati. Infatti solo dopo la detartrasi sarà possibile sottoporsi allo sbiancamento che, come abbiamo già detto, può essere di diversi tipi.
La Pulizia laser o led è una delle procedure di sbiancamento più conosciute e prevede l’applicazione di un gel al perossido di idrogeno sulla superficie dei denti. A questo punto il laser, o il led, irradia il gel e attiva dei processi chimici che aprono i pori dello smalto, permettendo il rilascio dei radicali liberi. Sono proprio questi organismi ad agire sulle macchie dentali e sbiancare la superficie in modo veloce, sicuro e naturale.
Il Bleaching, invece, è simile allo sbiancamento dentale ma al posto del laser impiega specifiche lampade, in grado di far reagire il gel. La lampada, attivandosi, frantuma le molecole pigmentate per mezzo di meccanismi chimici e reazioni di ossido riduzione. Il risultato: denti più bianchi.
Tutti i trattamenti elencati vengono eseguiti con metodologie e strumentazioni all’avanguardia, così da rendere la seduta veloce e poco invasiva.
Sbiancamento dentale fai da te
Oggi è possibile sbiancare i propri denti anche direttamente a casa, utilizzando diversi tipi di kit o prodotti specifici. Il più delle volte si ricorre ad un dentifricio abrasivo, al quale si abbina spesso del bicarbonato. Tuttavia questa pratica, oltre a rimuovere solamente le macchie superficiali causate da cibo e bevande, a lungo andare può intaccare anche gravemente lo smalto dei denti. Inoltre il bicarbonato, essendo particolarmente abrasivo, può graffiare i denti, rendendoli più ruvidi e facilitando il deposito di sporco. Altro metodo naturale e casalingo per sbiancare i denti è l’acqua ossigenata, che però può aggredire gengive e mucose. Ci sono poi metodi come le mascherine o le strisce dentali adesive, più efficaci rispetto alle pratiche naturali me che devono essere ripetute più volte al giorno. Per esempio le mascherine dentali, normalmente composte di silicone, contengono gel sbiancante e vengono applicate sui denti per almeno due ore ogni giorno. Quindi se da una parte c’è un risparmio economico, dall’altra non c’è garanzia di un risultato, che in media dura una settimana.
Infine ci sono le strisce adesive, conosciute anche come strips sbiancanti, anch’esse largamente utilizzate nel fai da te, che vanno applicate per circa due settimane. I risultati sono simili a quelli delle mascherine, ma comunque non si avvicinano alla precisione e alla cura degli sbiancamenti dentali professionali.
Risultati ed effetti indesiderati
In generale, soprattutto grazie alle innovative tecniche impiegate oggi, lo sbiancamento dentale non ha controindicazioni o effetti indesiderati. Tuttavia, prima di procedere con questo trattamento, è necessario assicurarsi che la dentatura sia sana. Per farlo basta una semplice visita di controllo, così individuare per tempo denti fratturati, processi di carie o dentina esposta. L’importanza del controllo è fondamentale anche per scegliere il processo migliore, la concentrazione dei principi attivi e il tempo di posa. In ogni caso è possibile che lo sbiancamento dentale provochi, in misura variabile, irritazioni alle gengive o sensibilità termica. È chiaro però come uno sbiancamento professionale, oltre a garantire il miglior risultato possibile, minimizza gli effetti indesiderati grazie a presidi in grado di proteggere labbra, gengive e lingua. Al contrario gli sbiancamenti fai da te possono esporre la bocca a fastidiose conseguenze, come anche gengiviti più gravi, senza considerare che la loro durata può essere inferiore ad un trattamento professionale.